HOME / ITINERARI / LE STRADE DI FRANCESCO /LA VIA DI FRANCESCO / ASSISI – EREMO DELLE CARCERI
Assisi – Eremo delle Carceri
Archivio Fotografico OFM
Patrimonio Unesco sul monte Subasio, a quattro chilometri da Assisi e a 800 metri di altezza, deve il suo nome al latino “carcer”, che significa luogo appartato, solitario, ed è qui che Francesco si ritira in contemplazione e preghiera, insieme ai primi confratelli.
ORIGINI
L’eremo è stato costruito attorno a una grotta in cui Francesco, a partire dal 1205, inizia a rifugiarsi per pregare, piangere i suoi peccati e implorare il Signore di fargli conoscere la Sua volontà.
Inizialmente lo frequenta in modo sporadico, ma poi diventa meta di permanenze più lunghe, quando decide di trascorrervi una delle cinque quaresime annuali che aveva stabilito di fare.
Luogo venerabile e sacro, di infinita bellezza, mostra quanto il Santo fosse naturalmente portato alla preghiera prolungata e alla solitudine, abitate unicamente dal mistero di Dio.
Il Subasio stesso è del resto considerato sacro fin dall’antichità, carico di un misticismo che risale agli antichi Umbri.
Nel 1215 gli viene donato dai benedettini del monte Subasio.
Qui, tra il 1217 e il 1221, Francesco scrive la Regola di vita negli eremi, un codice di comportamenti da tenere per quei frati che vogliono ritirarsi nel silenzio e nella quiete.
I primi ampliamenti del santuario iniziano nel 1378, prima con frate Paoluccio Trinci, iniziatore del movimento dell’Osservanza, poi con il suo seguace san Bernardino da Siena (1380-1444); a loro si deve la costruzione di un umile dormitorio, del refettorio e dell’annessa chiesina.
L’EREMO OGGI
L’Eremo è ancora oggi meta di pellegrinaggi, ed è raggiungibile attraverso alcuni sentieri e tratti di strada in salita.
Vi si conserva ancora la chiesa quattrocentesca, la cappella di San Bernardino, la cappella di Santa Maria delle Carceri e la suggestiva grotta di San Francesco, un ambiente unico, ora diviso in due vani, uno con il letto e l’altro con l’angolo della meditazione.
La grotta ha sull’altare un crocefisso che si ritiene quello che il Santo portava sul petto durante la sua opera di evangelizzazione.