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Canicattì, la terra di Livatino e Saetta
Canicattì
Canicattì, dalle origini arabe, il cui nome significa “Fossato di argilla”, è oggi conosciuta per aver dato i natali ai due grandi magistrati italiani che si sono sacrificati nella lotta contro la mafia: Antonino Saetta e Rosario Angelo Livatino. Ai due giudici è stata dedicata una stele commemorativa collocata all’ingresso della città.
Antonino Saetta, nato il 25 ottobre 1922 a Canicattì, fu assassinato dalla mafia nel 1988 insieme al figlio Stefano lungo la strada statale 640. A lui è stato dedicato il film “L’abbraccio – Storia di Antonino e Stefano Saetta” che ripercorre il profilo professionale e personale del magistrato.
Rosario Livatino, nato il 3 ottobre 1952 sempre a Canicattì, fu assassinato dalla mafia nel settembre del 1990 lungo la stessa strada statale di Agrigento. È stato beatificato dalla Chiesa il 9 maggio 2021 nella Cattedrale di Agrigento. È il primo magistrato Beato nella storia della Chiesa cattolica. Del giudice ragazzino – così soprannominato dall’allora presidente della Repubblica Cossiga per la sua giovane età – si conserva come una reliquia la toga nella casa dove visse con gli anziani genitori, oggi divenuta museo e inserita tra le Case della Memoria.
Il Comune di Canicattì si distingue anche per la commercializzazione dell’Uva Italia e del Nero D’Avola che esporta ancora oggi oltre i confini nazionali.
Di particolare interesse è il Teatro Sociale in stile liberty, la cui facciata è realizzata dall’architetto Ernesto Basile e i cui lavori di ristrutturazione, adeguamento strutturale, recupero architettonico e realizzazione degli impianti tecnologici imposti dalle nuove normative sono stati realizzati nel 2008.
La Cattedrale, di stile rinascimentale, dedicata a San Pancrazio di Antiochia, Patrono di Canicattì, è sita dietro la piazza XXIV Maggio ed è attorniata da palazzi nobiliari dell’Ottocento che contribuiscono a rendere caratteristico il centro storico della città.