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Casa di Contrada Caos
Agrigento
«…Una notte di giugno caddi come una lucciola sotto un gran pino solitario in una campagna d’ulivi saraceni affacciata agli orli d’un altopiano d’argille azzurre sul mare africano». Così il grande drammaturgo Luigi Pirandello descrive questo luogo natio rimasto sempre vivo nei suoi ricordi e dove ha voluto riposassero le sue ceneri.
La campagna del Caos, infatti, rappresenta l’inizio e la fine dell’illustre scrittore. In questa casa, una costruzione rurale di fine Settecento appartenuta alla famiglia Pirandello attraverso i Ricci Gramitto, avi di parte materna dello scrittore che ne vennero in possesso intorno al 1817, la mamma del futuro scrittore si era rifugiata con la famiglia per sfuggire all’epidemia di colera del 1867. E proprio il 28 giugno di quell’anno nacque Pirandello che nel 1934 fu insignito del Premio Nobel per la letteratura.
La casa-museo si trova nella campagna tra Agrigento e Porto Empedocle, denominata appunto “Caos”, e custodisce parte del patrimonio appartenuto allo scrittore e alla sua famiglia. Fu il luogo di ambientazione per molte sue novelle, è la “Valsanìa” del romanzo “I vecchi e giovani”, ma fu anche il luogo dove visse le prime crisi familiari dei suoi genitori dovute ai crolli finanziari che caratterizzarono, per certi versi, tutta la sua vita.
Quello del Caos era, e continua ad essere per i numerosi visitatori che ogni anno si recano presso la casa natale dello scrittore, un luogo incantato in cui la campagna si fonde con la città, l’arte con la natura, suscitando impressioni contrastanti e di meraviglia.
È stata dichiarata monumento nazionale nel 1949 e acquistata dalla Regione Siciliana negli anni ’50. Recentemente la struttura è stata provvista di un significativo apparato comunicativo funzionale a valorizzarne il patrimonio immateriale espresso dal suo genio.
Nel piano terra dell’abitazione vengono allestite periodicamente delle mostre temporanee che attirano ogni anno migliaia di turisti e appassionati del genere. In una delle stanze del piano superiore invece si trova una teca contenente il collare di Grande Accademico d’Italia ricevuto nel 1929 dalla Reale Accademia d’Italia, la tessera ferroviaria, il portafoglio e vari affetti personali. Un suggestivo percorso conduce il visitatore dalla casa all’area del “pino” e della “rozza pietra” dove, dal 1961, riposano le ceneri del Premio Nobel siciliano.