La via della fede

Fabriano – Chiesa di San Biagio e San Romualdo

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Fabriano – Chiesa di San Biagio e San Romualdo


34 Chiesa di San Biagio e San Romualdo, cripta di San Romualdo®Comune di Fabriano
34 Chiesa di San Biagio e San Romualdo, chiostro®Comune di Fabriano (29)
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Archivio Fotografico Iat Fabriano

Dal 1481 custodisce il corpo di San Romualdo, anacoreta e padre dei monaci Camaldolesi, in una cripta realizzata nel 1748 sotto l’altare maggiore per dargli una sepoltura definitiva, dopo varie vicissitudini e trafugamenti.

SAN ROMUALDO
Quella di San Romualdo è stata una vita movimentata, anche da morto, così come lo è la storia della chiesa di San Biagio.
Instancabile viaggiatore, Romualdo predica più con i fatti che con le parole, percorrendo in lungo e in largo l’Italia per molti anni, vivendo a volte in delle grotte, o costruendo piccoli monasteri.
Questo perchè è convinto che nelle strutture troppo grandi si disperda il silenzio necessario al raccoglimento.
Inoltre promuove un movimento riformatore del monachesimo stesso, e come tale diventa padre della Congregazione dei monaci eremiti Camaldolesi, proprio per restituire al vecchio tronco benedettino il vigore dello spirito iniziale.
Muore a circa 75 anni, nel 1027, in solitudine da eremita, nel monastero di San Salvatore in Valdicastro, da lui costituito tra Fabriano e Cingoli; dichiarato santo nel 1595, viene beatificato già cinque anni dopo la morte.
Anche da morto però viaggerà.
A cinque anni dalla morte il corpo viene riesumato e trovato incorrotto, quindi tumulato nella chiesa del monastero; sopra la sua nuova tomba viene costruito un altare, e si moltiplicano i pellegrinaggi per venerarlo.
Rimane in pace per oltre 400 anni, fino a metà del Quattrocento, quando cominciano incidenti e peregrinazioni: nel 1466 il sarcofago viene aperto da due monaci curiosi, e pochi anni dopo, nel 1480, è trafugato da altri due monaci, che di nascosto portano le sue spoglie a Jesi, insieme ad alcuni vasi d’argento rubati in sacrestia.
Poi il miracolo. Secondo la tradizione, la stanza della locanda, dove i ladri hanno lasciato momentaneamente il sacco con le sue ossa, si illumina di una luce vivissima che, filtrando tra le fessure della porta, fa temere un principio d’incendio; sfondata la porta, si scopre che la luce proviene dal sacco.
Da qui inizia una terza peregrinazione, perchè i monaci di Valdicastro ne reclamano la restituzione, ma anche gli abitanti di Jesi, e quelli di Fabriano.
La contesa si risolve per via legale, con l’intervento delle massime autorità della Chiesa, e nel 1481 le ossa sono trasferite nella chiesa camaldolese di San Biagio a Fabriano, che da allora assume il nome di Chiesa dei Santi Biagio e Romualdo.
Gli Jesini ottengono solo di poter trattenere una reliquia, cioè l’omero del braccio destro, rinchiuso in una custodia d’argento collocata in cattedrale, nella cappella del Battistero.

LA CHIESA
La chiesa ha avuto una storia anch’essa movimentata, ristrutturata più volte e colpita duramente da terremoti.
Ha origini che risalgono probabilmente a prima del 1210, come dipendenza dell’abbazia di San Vittore alle Chiuse, ma già nel 1282 è colpita da un forte terremoto; ricostruita, viene riconsacrata nel 1287.
Agli inizi del XVI secolo si decidono dei lavori di ampliamento del monastero e della chiesa (costruita tra 1511 e 1539), che terminano nel 1576.
Nel 1741 un violento terremoto la colpisce ancora una volta, rendendo necessaria un’ampia ricostruzione, dal presbiterio in giù.
La ricostruzione, completata nel 1748, reinterpreta in stile rococò quanto rimane delle architetture cinquecentesche, e realizza la cripta del Santo, sotto l’altare maggiore.

 

Dettagli

ITINERARIO:
La via della fede

COME ARRIVARE:
Piazza Manin, 12
Uscite Fabriano
ORARI DI APERTURA Su prenotazione, contattando il parroco al numero 338 7645778

CONTATTI:
Telefono: 338 7645778
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