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Il borgo di Morro D’Alba
Uno dei borghi più suggestivi delle Marche, patria di un vino pregiato e con numerose testimonianze del suo passato ancora ben conservate, a partire dal sistema difensivo, con la cinta muraria, il camminamento interno, i sotterranei.
LE MURA
Il nome più antico è Castrum Murri.
Il toponimo “Morro” deriva probabilmente dal termine murr, altura o roccia; il borgo si trova infatti su di un colle, in una posizione strategica e molto panoramica; l’appellativo “Alba”, viene aggiunto solo dopo il 1862.
Morro d’Alba fa parte del circuito Borghi più belli d’Italia dell’Anci, e ha nelle sue mura un elemento di pregio particolare, risultato di una serie di diverse ristrutturazioni databili tra il XIII e il XV secolo.
Ma soprattutto è l’unico borgo italiano fortificato ad avere un camminamento di ronda, chiamato la Scarpa, che si sviluppa lungo l’intero tracciato delle le mura, coperto e fiancheggiato da arcate, interamente visitabile, al coperto e ascoltando musica in filodiffusione.
SOTTERRANEI E GROTTE
Dal camminamento è possibile scendere nei sotterranei del castello medioevale, dove si trova una fitta rete di cunicoli, un vero e proprio borgo sotterraneo.
Nel corso dei secoli infatti è stato scavato un complesso labirinto di grotte, collegate tra loro da gallerie, utilizzate in soprattutto per la conservazione dei cibi, ma all’occorrenza potevano servire come estremo rifugio in caso di incursioni nemiche.
LE ORIGINI
Le radici di Morro d’Alba sono accertate verso l’anno Mille, quando compare come “Curtis” in un atto imperiale di Federico I; ma le sue campagne risultavano già abitate in epoca romana, con resti di un insediamento trovati in particolare nella frazione di Sant’Amico.
Compare invece come “Castrum” in un atto del 1213, quando Senigallia è costretta a cedere Morro d’Alba al vicino comune di Jesi, e ne seguirà poi tutte le vicende storiche, fino al 1808, con il Regno Napoleonico, quando viene sottratta a Jesi.
Nel 1860, con l’Unità d’Italia, diventa parte della provincia di Ancona, modificando anche il nome, con l’aggiunta del termine Alba, per evitare confusioni con altre località del Regno.
ARTE E ARCHITETTURA
I siti turistici di maggior interesse sono: il Palazzo Comunale, che custodisce la pinacoteca con importanti opere tra cui una pala d’altare del veneto Claudio Ridolfi raffigurante L’incoronazione della Vergine e Santi; la Chiesa della Santissima Annunziata (oggi Auditorium), la Parrocchiale di San Gaudenzio, bell’esempio di architettura religiosa marchigiana della seconda metà del Settecento.
Sul camminamento si affacciano gli ingressi di locali privati e pubblici, tra i quali il Museo Utensilia, allestito nei sotterranei del castello, che espone una raccolta ragionata di utensili e attrezzi agricoli e documenta lo stile di vita e la cultura dei mezzadri marchigiani.
LA VIA DEL GUSTO
Il prodotto principe del territorio è il Vino Lacrima di Morro d’Alba Doc, ottenuto dal vitigno autoctono lacrima e conosciuto già al tempo dei romani, apprezzato anche dall’Imperatore Federico Barbarossa, impiegato anche per l’elaborazione di piatti caratteristici della cultura gastronomica del luogo.
Deve il suo nome alla particolare goccia (chiamata appunto lacrima) che fuoriesce dal grappolo d’uva quando essa giunge a maturazione.
Il territorio è rinomato anche per la produzione del Verdicchio Classico dei Castelli di Jesi.