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La Sila

La Sila

A2 – Cosenza

I PANORAMI

Tra boschi fitti di pini e aceri, laghi artificiali, montagne innevate e altipiani erbosi, il Parco della Sila regala una tavolozza di colori straordinaria che cambia a seconda delle stagioni.

I “giganti di legno” abitano questi altipiani e queste vette da secoli: hanno visto popolazioni andare e venire, costruire città e raccogliere i corsi dei torrenti nel cerchio ampissimo di un lago. Solenni, alti fino a 50 metri e larghi 2, sono incorniciati da un paesaggio che a volte sembra norvegese, tra fiordi e boschi imbiancati di neve, a volte è puro mediterraneo con specchi d’acqua tra i più grandi d’Italia, distese argentate di ulivi e pascoli. Non è un caso se viene chiamata “Mula bizzarra”, la Sila, da queste parti, per l’imprevedibilità delle sue nevicate abbondanti o delle giornate terse. I giganti sono quelli del bosco monumentale di Fallistro, tra pini larici e aceri di montagna piantati nel Seicento dai proprietari di una filanda (poi si sono aggiunti anche castagni e pioppi). E l’abitudine a dare soprannomini affettuosi è tipica del silano, così il lupo, simbolo di questi altipiani, viene chiamato “lo spazzino del bosco”, mente lo scoiattolo nero diventa “zaccanella” in dialetto e il gigantesco “pinosauro” altro non è che un albero monumentale caduto, i cui rami ricordano lo scheletro di un dinosauro.

Difficile trovare una chiave di lettura univoca o un percorso più rappresentativo di altri: tanto vasta e diversa, è la Sila, che si divide idealmente in una parte Greca a nord ovest con influenze bizantine e albanesi; al centro c’è la Sila Grande, più estesa per ampiezza e dalle vette più alte; e infine la Sila Piccola che grossomodo comincia dal lago Ampollino e comprende i villaggi turistici del catanzarese, solcata dall’ampia Valle del Savuto. In effetti la varietà dei panorami e della flora è impressionante in questa fetta di Calabria che vanta un Parco Nazionale tra i più estesi d’Italia: oltre 74mila ettari che abbracciano tre province (Cosenza in maggior parte, ma anche Crotone e Catanzaro), ben 3 laghi artificiali (due, l’Arvo e il Cecita, sono i più grandi della regione) e vette altissime come il Monte Botte Donato (1928 metri), il Monte Nero o il Monte Curcio, e una vegetazione che vale il titolo di “bosco d’Italia”. Oltre al riconoscimento dell’Unesco come decima Riserva della Biosfera Italiana nella Rete Mondiale.

Un piccolo mondo raccolto in un altopiano al centro tra lo Jonio e il Tirreno, che ha ispirato e affascinato letterati, artisti e filosofi. Uno dei primi fu l’abate Gioacchino da Fiore, fondatore dell’imponente abbazia a San Giovanni in Fiore dalla mole lineare e pulita, con l’unica navata volutamente in penombra fino all’altare per non distrarre il fedele. Alcune miniature del suo Liber Figurarum si dice fossero ispirate ai paesaggi e alle figure della Sila, nelle loro forme più mistiche. Dal Settecento in poi, queste zone furono anche meta del Grand Tour di intellettuali europei, come Edward Lear, Francois Lenormant, George Gissing, Alexandre Dumas, Vivant Denon, Henry Swinbume. Ma il più celebre forse resta lo scrittore Norman Douglas, autore del libro “Old Calabria’ del 1915, dove racconta le sue esperienze di viaggio attraverso la regione, passando anche per la Sila albanese e quella Grande. A lui è dedicato il parco Old Calabria, che si estende per circa 200 chilometri da Cosenza a Crotone, seguendo le rotte degli storici viaggiatori, da Andrea De Chirico (autore di “Partita rimandata”, diario di viaggio metafisico e visionario) a Guido Piovene: la sede è a Torre Carmigliati, in uno scenario naturale suggestivo sospeso tra cielo, verde e mare, dove si staglia il profilo della torre del XVIII secolo, monumento di interesse nazionale, prima residenza nobiliare, poi hotel di lusso e oggi centro culturale per lo sviluppo e la promozione del territorio.

Venendo da ovest, dall’uscita Cosenza sud, si arriva con facilità a Spezzano della Sila, caratteristico borgo montano circondato da boschi di faggi e castagni, un tempo rifugio di briganti come l’intricato labirinto di viuzze del centro, soprattutto nella parte nord dove un occhio attento può ancora scoprire in alcuni punti nascosti le “pignatelle d’ ì briganti” dove nascondevano polvere da sparo e denaro. Passando per Celico e proseguendo per la SS 107 si arriva così a Camigliatello Silano, a 1300 metri di altezza, meta preferita per gli sport invernali grazie alle piste da sci e gli impianti di risalita che dal Rifugio del Tasso (a un chilometro dal centro) salgono verso il Monte Curcio.

SULLA NEVE

In Sila si trovano alcune delle località sciistiche più frequentate e apprezzate in Calabria per gli sport ad alta quota, come Camigliatello Silano, Villaggio Palombo e Lorica

Tra i prodotti di punta, il caciocavallo silano ha ricevuto la Denominazione di Origine Protetta europea dal 1996, ma la tradizione che c’è dietro alla sua preparazione è antichissima e si fa risalire al 500 a.C, come testimoniano gli scritti di Ippocrate sull’arte dei Greci nel preparare il cacio. In tema di sport e natura, molto suggestivi sono gli itinerari a tema nel Parco Fluviale di Camigliatello.

Da qua ci dirigiamo verso il Centro Vìsite del Parco di Cupone al cui progetto ha partecipato anche Alberto Angela: ricavato da una ex segheria del ‘39, porta ancora i “segni” delle rotaie che trasportavano i carrellini per la legna. Da qua si gode una bellissima vista del Lago Cecita, il più grande regionale per dimensioni e portata, realizzato artificialmente su un’area lacustre di origine preistorica. Sul versante opposto è un brulicare di piccole aziende agricole, caseifìci e fattorie che diventano visitabili al pubblico durante l’iniziativa Fattorie Aperte, un’occasione per scoprire da vicino le eccellenze gastronomiche di questo territorio e i loro produttori: dalla patata silana, ai funghi che crescono abbondanti e saporiti nei boschi, ma anche i bovini di razza podolica riconosciuti come presidio Slowfood, e ancora i salumi come ‘nduja, soppressata, sasizza, capocollo e i rinomati formaggi silani.

IN VIAGGIO SU UN TRENO D’EPOCA

Uno dei percorsi più affascinanti per attra­versare una parte del Parco Nazionale della Sila è sicuramente sul trenino turistico a va­pore che parte da Moccone, passa per Ca­migliatello Silano e arriva a San Nicola Silva­na Mansio, la stazione ferroviaria a scarta­mento ridotto più alta d’Europa, a oltre 1400 metri di altezza. Il viaggio trascorre tra pa­norami montani e sbuffi di vapore, è bello e al ritorno è bello poter assistere alla manovra di ricomposizione del treno, con tanto di ro­tazione su un’antica piattaforma girevole. In­fo: www.trenodellasila.it

Seguendo un ideale itinerario dei laghi, la prossima tappa ci porta a sud, in direzione dell’ Arvo, fra i monti Melillo e Cardoneto, racchiuso da una diga costruita tra il ‘27 e il ‘31 in argilla e terra compatta, unica nel suo genere. Spettacolare in inverno, mentre in estate l’area attorno diventa un lido dove rilassarsi e prendere il sole, oppure si possono costeggiare le sponde sulle minicrociere che partono ogni mezz’ora. A due passi dal lago c’è Lorica, la “perla della Sila” e sede del Parco Nazionale, famosa per i suoi impianti sciistici e gettonata meta della buona borghesia dal dopoguerra fino ai ‘70. L’origine del nome probabilmente viene dal latino e significa “protetto” o “corazzato”, vista la sua posizione che la rendeva difficilmente espugnabile da eventuali aggressori. Una leggenda, inoltre, vuole che nelle profondità del Iago sia stata trovata l’armatura di un cavaliere, anche questa chiamata “Lorica segmentata”.

IN MEMORIA DEI FRATELLI BANDIERA

Da San Giovanni In Fiore basta percorrere pochi chilometri per arrivare in località Stragola dove è stato allestito un cippo commemorativo in marmo nel luogo dove Emilio ed Attilio Bandiera furono catturati dalle guardie civiche borboniche, dopo una breve fuga dalle porte del paese, dove furono avvistati. Da qui furono portati nelle prigioni di Palazzo Lopez, e poi condannati a morte dalla corte marziale, per essere fucilati nel Vallone di Rovito, dove è stata dedicata loro una scultura a mezzo busto in bronzo, nei pressi di Cosenza, il 25 luglio 1844. Altre opere commemorative dei fratelli Bandiera si trovano sia a Cosenza, in Piazza XV Marzo, (realizzata da Giuseppe Pacchioni, dopo l’Unità d’Italia), che a Crotone al Belvedere Spinello (a opera di Luigi Basile) e in località Laganetto dove I fratelli sbarcarono alla foce del fiume Neto.

Il suo territorio ricade nel comune di San Giovanni in Fiore, sede dell’imponente Abbazia Florense, e meta ideale sia per conoscere l’intensa attività di artisti e artigiani che nei secoli si è sviluppata qua, sia per le suggestive passeggiate con le ciaspole in inverno, quando attorno al paese cala una fitta coltre bianca. Qui, ad esempio, resiste una notevole arte orafa ispirata alle influenze bizantine e greche, forte di una tradizione che va avanti dal Settecento e una produzione che omaggia miti e leggende del territorio con eleganza, tra draghi, castelli, “pacchianelle” (costume tipico locale) e briganti.

Scendendo verso sud si arriva dopo pochi chilometri al terzo lago, l’Ampollino, dalla forma allungata e stretta caratterizzata da insenature che lo rendono simile a un fiordo norvegese. Sulla sponda meridionale del lago, ecco il Villaggio Palumbo, praticamente alle pendici del Gariglione, dove boschi di faggio e pini circondano un comprensorio di ville ed alberghi, molto frequentato per le attività invernali tra sci, pattinaggio su ghiaccio, bob artificiale (con una pista lunga un chilometro) e snowboard.

Mario Luongo

L’ABBAZIA FLORENSE

Quella di San Giovanni in Fiore è una delle più importanti della regione: fondata dall’abate Gioacchino da Fiore, attorno alla sua struttura si è lentamente sviluppata la città, a 1170 metri di altezza.

Da Le Guide di Repubblica “Autostrada del Mediterraneo. Guida per viaggiare con gusto” – 2017

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