Rimane, nella modernità, il ricorso a tradizioni antiche che rendono ancor oggi
la tavola veramente speciale. Re Italo e la nascita del Sissizio, la dieta di Pitagora, il
culto agrario di Demetra e Kore, Athena e Dioniso sono alcuni degli elementi mutuati dagli usi delle antiche colonie.
I Sissizi erano i pasti dell’antichità che riguardavano una comunità di circa quindici componenti che si riunivano giornalmente per consumare il pasto. Questo comprendeva abitualmente circa tre chili di formaggio, un chilo e mezzo di fichi, trenta litri di vino. Si deve a Re Italo l’istituzione dei Sissizi, definiti da Aristotele delle vere e proprie occasioni di confronto politico. Il menu era sobrio e comprendeva il pane d’orzo, il formaggio, i fichi, il brodo nero.
La cucina di Pitagora. Il vegetarianismo di Pitagora è legato, secondo le Metamorfosi di Ovidio, all’esigenza di dimostrare che la terra offre dei frutti sufficienti alla nutrizione, evitando il sacrificio degli animali. Tuttora è diffusa tra le popolazioni del territorio la tradizione di far ricorso ai prodotti vegetali della terra, presenti in ogni tavola del territorio. Nelle fiere dolciarie del territorio jonico si trovano, sulle tracce di Pitagora ancor oggi, i mostaccioli di Soriano Calabro che riproducono in dolci a base di farina e miele, il bue, la capra, il cavallo.
La cucina tarantina attinge ai prodotti della natura, avvalendosi di ingredienti sia di terra che di mare, nel ricordo degli usi mutuati dall’antica colonia di Taras. La pampanella, la ricotta forte o piccante, il caciocavallo, la stracciatella, la burrata sono solo alcuni degli esemplari che è possibile lungo il percorso del litorale jonico. Cavatelli alle cozze e fagioli, orecchiette alle cime di rapa, sapienti combinazioni di ortaggi e pesce. Sono gli ingredienti della cucina tarantina di richiamo.
Il pane di Altamura DOP si distingue, tra gli altri, per fragranza, sapore e aroma. Si può acquistare in ogni panificio del litorale ed è esportato anche nei centri vicini. Ha una crosta croccante e una mollica soffice di color paglierino. È presente in due
varietà: la forma alta e accavallata e l’altra a cappello di prete.
Il limone IGP di Rocca Imperiale fiorisce tre o quattro volte l’anno, grazie alle
particolari condizioni del territorio ed è una mutazione spontanea del Limone Femminello comune. Viene prodotto in grandi quantità.
Le clementine della Piana di Sibari Sono comunemente ritenute un ibrido tra il mandarino Avana e l’arancio amaro. Si tratta delle clementine, la cui coltivazione è particolarmente sviluppata in Calabria, grazie all’immensa distesa della piana di Sibari.
Il pane di Cutro è considerato il miglior pane d’Italia, candidato a ricevere
il marchio DOP. Si presenta in forma ovoidale o allungata, si distingue per la crosta spessa e la mollica dorata. Viene prodotto nell’omonimo paese, in provincia di Crotone.
Il pecorino crotonese DOP è il formaggio tipico della provincia di Crotone, con il riconoscimento della denominazione di origine protetta. Un prodotto con latte
di pecora intero, proveniente da allevamenti esclusivi nelle zone di produzione. Ha una stagionatura che dura sino a due anni ed è ideale in una degustazione come antipasto.
La sardella calabrese viene anche detta “il caviale dei poveri o rosamarina” ed è un
prodotto tipico della provincia di Crotone e dello Jonio cosentino.
È a base di salsa di bianchetti di taglia piccola con polvere di peperoncino piccante macinato finemente, talvolta aromatizzato con finocchio selvatico.
La sardella di Crucoli viene considerata una eccellenza della gastronomia calabrese.
Lo stocco di Mammola è un piatto tipico del territorio locrese, considerato per molto tempo il piatto della cucina povera. La tradizione racconta che, quasi
da precetto, esso è il piatto che si consuma tra il Venerdì santo e la Vigilia di Natale. La cucina grecanica deriva dagli usi mutuati nell’antica colonia di Locri il ricorso alla carne di agnello, pecora e capretto, cotti nel tegame di Creta detto tiella, legati a varie ricorrenze e festività. La capra alla vutana è un piatto tipico della Locride e della zona grecanica.
Molto apprezzata la capra bollita, occasione di convivio derivato dall’antico sissizio negli approcci e nelle modalità.
Un piatto tipico della bovesia sono i maccheroni al sugo di capra.
Il pesce spada dello Stretto è famoso nel tempo e nella storia. Noto soprattutto, per le battute di pesca a bordo di imbarcazioni specializzate, dette passerelle.
Sono caratterizzate da un timoniere posto ad una altezza di quindici o venti metri su un apposito pennone, dalle sembianze di traliccio metallico.
Dalla prua fuoriesce un ponte metallico dov’è situata la passerella.
La pesca del pesce spada è stata introdotta dai fenici, si hanno testimonianza di Archestrato che raccontava dello smercio dei pesce spada dello Stretto ad Atene.
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