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Pitture, mulini e volpi nelle gole rupestri: viaggio lungo le strade Anas dell’Abruzzo

Pitture, mulini e volpi nelle gole rupestri: viaggio lungo le strade Anas dell’Abruzzo

Guida Turistica: Strade del Cuore

Le Strade del Cuore di Anas: pitture, mulini e volpi nelle gole rupestri. Itinerario tra Sulmona e Navelli percorrendo la SS5 “Via Tiburtina Valeria” e la SS17 “dell’Appennino Abruzzese”

Viaggio lungo le strade Anas dell’Abruzzo

Tra Sulmona e Navelli: SS5 via Tiburtina Valeria e SS17 dell’Appennino Abruzzese

Viaggio lungo le strade Anas dell'Abruzzo

Tra Sulmona e Navelli

Viaggio lungo le strade Anas dell'Abruzzo

SS5 via Tiburtina Valeria e SS17 dell’Appennino Abruzzese

E’ da uno degli estremi orientali del Parco Regionale Sirente Velino che inizia il viaggio alla scoperta di angoli d’Abruzzo che conservano meraviglie della natura e gustose tipicità con secoli di storia alle spalle. La Valle dell’Aterno culla comuni come quello di Raiano, nel cui territorio si aprono le Gole di San Venanzio. E proprio il corso del fiume Aterno ad aver scavato il canyon che si ammira oggi all’interno di una riserva naturale che tra aspre rocce calcaree, lecci e ginestre è popolata da volpi, gatti selvatici e, in più rare occasioni, lupi. Diversi gli itinerari che portano alla scoperta di antichi mulini, acquedotti e pitture rupestri, fino al percorso che in una piacevole camminata conduce all’eremo di San Venanzio.  Tornati in paese ci si mette in viaggio sulla strada statale 5 per raggiungere in poco più di 10 minuti Pratola Peligna.

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Sulmona, acquedotto medievale

L’itinerario prosegue sulla strada statale 17; solo a 12 chilometri a sud si trovano le nobili bellezze di Sulmona. Oltre le porte di accesso al centro storico si arriva a piazza Garibaldi dove campeggia il “Fontanone” in calcare della Majella. Qui si affacciano la chiesa di S. Filippo Neri e quella duecentesca di S. Chiara nella quale, secondo la leggenda, nacque l’arte della lavorazione dei confetti ad opera delle suore Clarisse.

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Confetti di Sulmona

Prima di lasciare la città, da ammirare l’acquedotto medievale con 21 arcate. Si torna verso nord, sempre sulla ss 17; meno di un quarto d’ora di auto dopo aver incontrato nuovamente le insegne di Pratola Peligna si giunge a Popoli, sul cui territorio si apre la Riserva Naturale Regionale Sorgenti del Pescara. Nel centro storico da non perdere la trecentesca Taverna Ducale e i resti del castello Cantelmo. Ma qui è d’obbligo una deviazione verso Bussi sul Tirino, perché sulla strada statale 153 si incontra all’improvviso ciò che resta della chiesa di Santa Maria di Cartignano, in stile romanico- abruzzese, le cui tre navate sono oggi prive del tetto. Semplicemente affascinante. In questi luoghi sono forti le memorie e le testimonianze di una tradizione pastorale che nei secoli passati si traduceva nella transumanza; le greggi, attraversando queste montagne sugli antichi tratturi, venivano portate in autunno verso i più miti pascoli pugliesi per fare ritorno solo dopo l’inverno.

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Zafferano di Navelli

Si può allora proseguire sulla 153, deviare sulla statale 602 o tornare sulla statale 17, l’importante è avere ben presente la destinazione: Navelli. Impossibile non pensare, come fosse un riflesso condizionato, allo zafferano, l’oro rosso che su questo altopiano si presenta con una qualità indiscussa. Poco meno di 600 abitanti popolano intanto il borgo che domina la piana e resiste, con la sua pietra millenaria, anche a fronte delle calamità naturali che hanno colpito l’area negli anni passati. Così come ricca è la produzione di tipicità anche oltre lo zafferano, dai ceci alle mandorle fino all’olio d’oliva extravergine. Si torna in marcia per superare Civitarenga e il suo borgo fortificato e incontrare un’altra testimonianza della transumanza, la chiesa di Santa Maria dei Cinturelli, dove un tempo partiva il trattura Cinturelli-Montesecco. Si devia allora per Caporciano. Ancora una manciata di chilometri ed ecco Bominaco. Siamo ormai a circa 1000 metri sul livello del mare. Sono le chiese benedettine a caratterizzare il borgo, con la pietra di Santa Maria Assunta e di San Pellegrino a testimonianza del complesso monastico medievale intorno al quale si sviluppava l’abitato. Le rovine di un castello edificato nel XIII secolo e dotato, duecento anni più tardi, di una torre d’avvistamento anticipano il percorso che porta all’Eremo di San Michele, una grotta nella quale sono ancora visibili un altare e strutture usate per la sopravvivenza in questa area montana isolata. E con queste suggestioni che si conclude l’itinerario.

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Pacentro

PACENTRO

Tra Sulmona e il cuore del Parco Nazionale della Majella, alte torri svettano su una natura viva e raccontano di una storia legata a doppio fi­lo con le invasioni normanne e saracene che minacciaro­no la Valle Peligna tra il X e l’XI secolo. Fu in quel perio­do che prese forma la pianta originaria di un castello che nei secoli successivi fu in­grandito, soprattutto nel Quattrocento, quando ad occuparlo erano i Caldera. Oggi tra le viuzze di Pacentro si incontrano la cinquecentesca Chiesa Madre, affiancata da un imponente campanile e la cui volta è coperta di stucchi, la scenografica fontana e i palazzi signorili che fanno bella mostra tutt’intorno. Oltre il lavatoio pubblico chiamato “cannaje” si possono invece ammirare la chiesetta di San Marcello, fondata nel 1047, così come il convento francescano dei Minori Osservanti, eretto nel XVI secolo. Fuori dal borgo, la grotta di Colle Nusca cu­stodisce pitture rupestri che ritraggono antichissime scene di cac­cia, mentre sulla strada che porta a Campo di Giove, a circa 1100 metri di altitudine, si trova l’Eremo di San Germano, le cui prime pietre furono posate nel 1428.

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Pettorano sul Gizio

VERSO IL MOLISE

Uscendo da Sulmona basta meno di un’ora, percorrendo la statale 17 verso sud, per ritrovarsi alle porte del Molise. Nel tragitto si incontrano borghi come Pettorano sul Gizio, che oltre la cinta muraria si sviluppa intorno al medievale Castello Cantelmo, e località sciistiche famose ben oltre i confini della regione. È il caso di Roccaraso, le cui piste sono il cardine del Comprensorio Alto Sangro, che permette con un unico skipass di accedere anche agli impianti di Rivisondoli, Pescasseroli, Barrea e Pescocostanzo (0864 602148 – 0864 602148). Quest’ultimo è un’altra delle attrazioni da non perdere, perché la natura del Parco Nazionale della Majella domina la vista che si apre oltre ogni vicolo e intorno a ogni piazza. Vanta così una cornice di tutto rispetto la piazzetta che si apre davanti alla basilica di Santa Maria del Colle, dalla cima della cui scalinata è possibile ammirare le cime che fanno da sfondo a edifici seicenteschi come Palazzo Fanzago e Palazzo Grilli, dove cornici e archi di pietra affiancano piccoli balconi delimitati dal ferro battuto. Passa anche di qui il treno storico chiamato Transiberiana d’Italia (www.lerotaie.com). Poco fuori, la riserva naturale Bosco di Sant’Antonio custodisce l’omonimo eremo di epoca tardo-medievale; ancor più antica è la chiesa rupestre di San Michele Arcangelo, immersa nel verde delle pendici del Monte Pizzalto. Meno di 20 chilometri più a sud ecco Castel di Sangro, sulla quale brillano le tre stelle di uno chef del calibro di Niko Romito.

                                                                                                                                                               

 

Marco Ciaffone

Da Le Guide di Repubblica “Le Strade del Cuore. Guida per riscoprire gli angoli più romantici d’Italia” – 2018

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