Sull’alta cresta il paradiso dello sci, il Cadore: viaggio lungo le strade Anas del Veneto
Le Strade del Cuore di Anas: Sull’alta cresta il paradiso dello sci, il Cadore . Da Santo Stefano di Cadore a San Candido percorrendo la SS52 “Carnica”
Viaggio lungo le strade Anas del Veneto
Da Santo Stefano di Cadore a San Candido: SS52 Carnica

Tre cime

SS52 “Carnica”
Le Alpi Gamiche a occidente, le Dolomiti a oriente. La Cresta Carnica che divide questa parte estrema di Italia dall’Austria. Il Monte Col a sovrastare il centro abitato, il monte Piedo attraversato dalla galleria Comelico della strada statale 52. Benvenuti a Santo Stefano di Cadore, nel cuore della Valle Comelica, a poco più di 10 chilometri da Auronzo e dal lago di Santa Caterina. Santo Stefano è una cittadina alpina con poco più di 2.500 abitanti nella provincia di Belluno, meta particolarmente apprezzata da chi in estate preferisce la montagna, ma ben poco distante da località molto frequentate da chi ama lo sci, come Sappada, Misurina e Padola. Qui, come in tutto il Comelico, si parla il cadorino, insieme di dialetti che costituiscono una variante della lingua ladina.

Lago di Santa Caterina
Per raggiungere San Candido, nella provincia autonoma di Bolzano, Trentino Alto Adige, sono necessari circa 50 minuti con i quali coprire i 35 e poco più chilometri di statale 52 che separano le due località. Pochi minuti servono per raggiungere Padola, frazione del Comune di Comelico Superiore, il più a nord del Veneto.

Padola
Padola è una località turistica molto gettonata, con in particolare la Val Grande che riscuote successo tra gli appassionati. Se la montagna, con il clima mite dell’estate come con la neve dell’inverno, è un’attrattiva storica della località, più recentemente si è sviluppato il turismo termale, grazie a una sorgente di acqua solforosa. Da visitare il Museo della Cultura Alpina Ladina del Comelico, curato da Gilberto De Marin, e l’antica stua, che risale al 1521 e che nel 1819 è stata ricostruita.
La stua è una chiusa che raccoglieva i tronchi tagliati destinati a finire nel Piave, tramite il torrente Padola, e quindi a rifornire Venezia. Ad accompagnare il viaggio, il Parco naturale delle Tre Cime che si unisce a nord-ovest con il Parco naturale di Fanes-Sennes-Brales.

Padola
Il Parco delle Tre Cime è stato istituzionalizzato nel 1981 e comprende i territori dei comuni di San Candido, Dobbiaco e Sesto, quindi parte delle Dolomiti di Sesto, confinando con la ai Pusteria, con la vai di Sesto e della vai di Landra. Nell’area naturalistica si trovano alcune delle vette più famose e suggestive, come le Tre Cime di Lavaredo, paradiso degli alpinisti, oppure la Punta dei Tre Scarperi, il monte Popera, la Grada dei Baranci, il monte Paterno, le Cime Undici, Dodici e Una. Il parco, dal 2009, è patrimonio dell’Umanità.

Parco delle Tre Cime
Singolare l’iniziativa che, da qualche anno, vede coinvolti l’Associazione Turistica di Sesto, il Comune di Comelico Superiore e quello di Kartitsch, in Austria. L’obiettivo è quello di tutelare quello che resta degli antichi cippi frontalieri che delimitavano i confini tra Venezia e il Tiralo. Quella sui confini è una disputa antica, costellata da scontri anche violenti, incendi di postazioni di vedetta e sequestro di bestiame, per conquistarsi pascoli e alpeggi che significavano di fatto la sopravvivenza.
Tra il 1753 e il 1754 la commissione formata da rappresentanti del doge di Venezia e dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria decise il confine sul quale apporre dei cippi che dalla cresta carnica arrivavano al lago di Garda. Il progetto punta a valorizzare proprio questi cippi, con l’intento di farli riconoscere come monumenti storici e di creare intorno a questo antico confine un’occasione di promozione di un territorio che, a fronte di ritrovamenti storici importanti, come un accampamento romano, oltre alle postazioni militari della Prima guerra mondiale e il vallo alpino fascista, racchiude oltre 2000 anni di storia.
Proseguendo il viaggio verso San Candido, può esserci anche l’occasione per una sosta di tutto relax nei due centri termali più alti d’Italia: Bagni di Valgrande e Bagni di San Giuseppe, la prima località ancora in Veneto, la seconda in Alto Adige. San Giovanni si trova all’imbocco della Val Fiscalina sulle Dolomiti di Sesto. Tappa utile anche per chi desidera poi dedicarsi a un’escursione a piedi fino alle Tre Cime di Lavaredo. Acque ricche di solfato di magnesio, solfato di calcio e carbonato di calcio sono quelle dei bagni di Moso, piccola frazione alle porte di Sesto. Note le proprietà delle acque fin dal Cinquecento, lo stabilimento termale venne costruito nei primi anni dell’ottocento. Ora è inglobato in una moderna struttura ricettiva.

Sesto
Due chilometri dopo c’è il centro abitato di Sesto, cittadina che lega la sua storia ad importanti battaglie tra l’esercito italiano e quello austro-ungarico durante la Grande guerra. Sesto venne annessa all’Italia nel 1920. Ancora oggi sono ben visibili i bunker del Vallo alpino fatto costruire nel periodo fascista. Da Sesto a San Candido ci sono altri 6 chilometri e mezzo di statale 52 Gamica. Siamo al di là della Sella di Dobbiaco oltre lo spartiacque alpino, il Drava, affluente del Danubio, attraversa la città che insieme a Sesto è tra i pochi comuni italiani che non si collocano nella regione geografica italiana, trovandosi nel bacino del Danubio. Le origini di San Candido sono antiche. Nel 1000 a.C. da sud-est passarono gli Illiri, poi i Celti fondarono un villaggio. Siamo nel IV secolo a.C. Quindi i Romani che nel 15 a.C. fondarono due province, Rezia e Norico, nei cui territori era compresa San Candido. Dopo la costruzione della via Claudia Augusta, venne fondata Littamum.
Determinante per lo sviluppo di San Candido fu il monastero di monaci benedettini, concesso dal duca Tassilone III di Baviera nel 769. Ottone I di Sassonia, imperatore del Sacro Romano Impero, concesse, nel 965, l’immunità; San Candido, di fatto, era indipendente. Dopo, un tentativo di diventare centro commerciale lungo la via per il Cadore e la Carinzia. Ma il tentativo fu ostacolato dai conti di Gorizia. Ne valse il riconoscimento, da parte di Alberto I, re d’Asburgo, di San Candido come comune mercato. Durante la Prima guerra mondiale, vista la vicinanza con la prima linea, divenne un centro ospedaliero. Alla fine del conflitto, nonostante la posizione geografica, fu assegnata all’Italia e divenne sede di due importanti caserme, la Cantore e la Druso, ancora in uso al sesto reggimento Alpini. Dagli anni 2000, San Candido ha messo a regime e potenziato la sua vocazione turistica, affermandosi come una delle località più apprezzate della zona.
LA MERIDIANA DI SESTO

Meridiana di Sesto
La meridiana di pietra più grande del mondo si trova a Sesto. È composta da cinque cime dolomitiche: la Nove, la Dieci o Croda Rossa, la Undici, la Dodici e la Una. Osservandole quando sono illuminate dal sole, si può leggere l’ora proprio basandosi sull’illuminazione. Un imponente orologio di pietra che rappresenta uno spettacolo impareggiabile. La Meridiana di Sesto è stata anche oggetto di un particolare record: Greti Rogger del rifugio Pian di Cengia e il figlio Daniel hanno scalato tutte e cinque le vette in un giorno solo. Per apprezzare al meglio la Meridiana, è consigliato di scegliere la via che collega Modo con la stazione della funivia di monte Elmo.

Croda Rossa
BELLUMAQUILARUM
Un museo a cielo aperto che racconta la Grande Guerra direttamente in alcuni dei luoghi, la Croda Rossa, dove si sono combattute le battaglie più aspre. Un percorso per un’escursione nella storia e nell’intelletto dell’uomo che si è dovuto confrontare non solo contro il nemico, ma anche con un luogo, un ambiente e un clima decisamente estremi, mettendo in campo soluzioni logistiche, tecniche e tecnologiche sicuramente uniche. L’associazione Bellum Aquilarum di Sesto si impegna per evitare che queste testimonianze sparse sulla Croda Rossa svaniscano del tutto. Da una parte, quindi, interventi di restauro, dall’altro l’esercizio della memoria con visite guidate e una mostra permanente allestita. Le visite a piedi possono essere effettuate da inizio luglio a fine settembre. La partenza è dalla stazione a monte della funivia della Croda Rossa con arrivo, dopo un dislivello di 400 metri, alla malga Anderter, che fu il campo base dei soldati austro-ungarici.
Luca Fiorucci
Da Le Guide di Repubblica “Le Strade del Cuore. Guida per riscoprire gli angoli più romantici d’Italia” – 2018
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